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Nba 2K21: stoppata per 2K Games

E finalmente ecco NBA 2K21. L’uscita di un nuovo capitolo di una saga sportiva è accompagnata sempre da un semplice quesito: cosa cambia rispetto alla passata edizione? La risposta che tutti vorremmo sentire è che sono presenti innumerevoli novità, in grado di rendere ancora più ricca e completa l’esperienza di gioco. La risposta che spesso riceviamo è invece più moderata, ed evidenzia come non manchi qualche cambiamento, pur mantenendo inalterata l’ossatura base. La risposta che eviteremmo volentieri è che si tratta di un maldestro “copia&incolla”. In quale categoria rientra NBA 2K21? Scopriamolo insieme.

Questo mi sembra di averlo già visto!

Nell’ultima. Rientra nell’ultima categoria. Te lo dico subito, così ti puoi mettere il cuore in pace. Potrei, come un autore di un libro giallo, spargere indizi a destra e sinistra e poi rivelare la verità solamente nel paragrafo conclusivo, ma credo sia il caso di mettere immediatamente in chiaro la situazione e di partire subito con il botto. Anche perché è sufficiente dare un’occhiata al numerino che trovi a fondo pagina per accorgerti che qualcosa non ha funzionato. Il problema principale è che NBA 2K21 avrebbe potuto tranquillamente intitolarsi NBA 2K20 1/2 (o addirittura 1/3 a voler fare i cattivi) e nessuno avrebbe trovato nulla da ridire.

– In attesa del salto generazionale su PS5, NBA 2K21 arriva su PS4 in un’edizione molto (troppo) simile alla precedente.

Il problema? La versione PlayStation 4

È evidente che quest’anno il team di sviluppo abbia concentrato tutti gli sforzi sul salto generazionale e che sarà la versione PS5 il vero banco di prova di NBA 2K21, con l’edizione current gen relegata al ruolo di comparsa con aggiornamenti che la rendono più simile a un (costoso) DLC che a un gioco vero e proprio. Le novità non sono quindi numerose, a partire da un comparto opzioni ricco ma prevedibile. C’è l’immancabile modalità storia (La Mia Carriera), caratterizzata da un incedere tutt’altro che esaltante e da una trama che non brilla per qualità. C’è La Mia Lega che permette di gestire un’intera franchigia. Ci sono le sfide amichevoli. C’è la WNBA. E poi c’è La Mia Squadra, che consente di creare il proprio team personalizzato con un sistema di figurine che, per fare un paragone con una modalità più conosciuta in terra italica, ricorda l’Ultimate Team di Fifa.

Perché tocca spendere ancora soldi?

Nulla di nuovo quindi, con le “beghe” del passato ancora presenti e in bella evidenza. La prima, e probabilmente la più grande, è legata a un sistema di gestione “economica” a dir poco rivedibile. L’utilizzo di un’unica valuta in-game, denominata Virtual Coin, costringe a operare scelte dolorose e rende difficile progredire di pari passo tra single player e multigiocatore. NBA 2K21, come i suoi predecessori, non è generoso nell’elargire premi e ricompense, e questo vuol dire che per ottenere qualche risultato esistono solo due strade. La prima consiste nell’investire denaro reale per acquisire ulteriore Virtual Coin. La seconda è di giocare fino allo sfinimento, vedendo crescere gli attributi del proprio cestista con una lentezza a tratti esasperante e sperando in una “sbustata” fortunata. L’impressione è quindi che le microtransizioni abbiano ancora un peso eccessivo e portino a un evidente squilibrio dell’esperienza di gioco.

La principale novità di NBA 2K21 è il sistema di tiro, rinnovato (non in meglio) rispetto alla passata edizione.

In volo verso il canestro

La palla a due segna l’inizio dell’incontro. Sono tranquillo, perché nel corso degli anni ho accumulato una discreta esperienza sul parquet. L’avversario conquista il possesso e si lancia in attacco. Agisco seguendo schemi ormai consolidati, cerco (invano) un intercetto, cambio una marcatura al volo, provo un stoppata all’ultimo momento. Sono in leggero ritardo, devo riabituarmi al ritmo partita, e si vede. 2 a 0 e rimessa per me. Un passaggio alla guardia e mentre supero la metà campo sono pervaso dalla sensazione di avere tutto sotto controllo. Una finta, un movimento, parte il tiro e…. sdeng! O meglio, questo sarebbe il rumore che farebbe il pallone se colpisse il ferro. Il problema è che la mia conclusione manca il ferro (a ben vedere anche il tabellone) e rimbalza mestamente fuori dal campo. Riprovo dopo un magistrale recupero e questa volta lo “sdeng” è reale, oltre che figurato.

Un gioco cattivo e punitivo

L’impressione di vivere nell’ignoranza cestistica continua fino al termine dell’incontro, e viene attenuata da una lunga sessione di allenamento. Attenuata, purtroppo, solo in parte. Anche ripetendo allo sfinimento il nuovo movimento di tiro (levetta destra indietro, quindi in avanti con l’obiettivo di “colpire” il centro l’area di tiro) è infatti complicato riuscire a carpirne la logica e, di conseguenza, è difficile ottenere buoni risultati. Si ha spesso la sensazione che qualcosa non funzioni, che la nuova meccanica sia molto “cattiva” e punitiva, oltre che a tratti poco precisa. E questo, soprattutto per i giocatori meno pazienti, può essere causa di non poca frustrazione. Perché se è vero che nessuno pretende che ogni tentativo si infili alla perfezione sfiorando appena la retina, è altrettanto vero che in una simulazione che punta molto sul realismo sarebbe lecito aspettarsi percentuali, per l’appunto, realistiche.

Non sempre si possono trovare dei fenomeni nei pacchetti MyTeam. Anzi, è un evento piuttosto raro.

La speranza è negli aggiornamenti

La speranza è che il team di sviluppo continui sulla strada degli aggiornamenti intrapresa con la prima patch, che ha migliorato la situazione ai livelli più bassi. Considerando che l’idea di base della nuova meccanica non è poi male, trovare il giusto equilibrio tra fattori quali abilità pad alla mano, tolleranza all’errore e incidenza delle statistiche sarebbe importante per dare lustro a un titolo che, a parte questo problema, funziona in maniera più che convincente. NBA 2K21 riprende infatti, tiro a parte, tutto quanto c’era di buono nei precedenti episodi e lo raffina leggermente con alcuni piccoli ritocchi.

Comparto tecnico da sogno

Nulla di clamorosamente innovativo, intendiamoci, ma tutte le dinamiche di gioco consolidate nel corso degli anni sono presenti e funzionanti più che mai, con passi in avanti nell’intelligenza artificiale sia in fase offensiva che difensiva che rendono la costruzione delle azioni un vero piacere, con la sensazione di fare davvero parte di un team che si muove e agisce in maniera coordinata. Il tutto inserito all’interno di un comparto tecnico di ottima fattura, che trasporta il giocatore in un’atmosfera televisiva con sequenze di intermezzo, replay e una telecronaca puntuale. Un vero e proprio show in cui i protagonisti si esibiscono con notevole realismo, modellati e animati con estrema cura.

Luci e ombre

Sintetizzare in una singola valutazione numerica NBA 2K21 è estremamente difficile. È sicuramente un titolo di buona qualità, minato però da alcuni evidenti problemi. Come accade per tutti i titoli “annuali”, chi ama competere online non ha molta scelta e deve giocoforza mettere mano al portafoglio. La community tende a spostarsi stagione dopo stagione sull’ultimo nato, quindi per trovare un po’ di azione è indispensabile essere aggiornati. Chi invece si “accontenta” di un’esperienza single player può risparmiare il proprio denaro e optare per la passata edizione, ormai disponibile a prezzi di saldo un po’ ovunque. Le differenze tra i due titoli non sono tali da giustificare un esborso extra, soprattutto considerando che le migliorie presenti quest’anno sono controbilanciate da un sistema di tiro che desta più di una perplessità.

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Sviluppatore: Visual Concepts, Distributore: 2K Games, Piattaforme: PlayStation 4 (provato)  

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Giocabilità

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Longevità

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Grafica

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Audio

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Extra

Grafica e audio realistici e di alto livello

PRO

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GLOBALE

Tiri da rivedere e ancora troppo “pay to win”

CONTRO

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